FLESSIBILITÀ METABOLICA: Carboidrati Vs Grassi
- noce86tx
- 15 nov 2022
- Tempo di lettura: 4 min

Flessibilità metabolica ... Che cos'è? La flessibilità metabolica è la capacità dell’organismo di rispondere/adattarsi a seguito di cambiamenti nella richiesta metabolica od energetica, nonché alle condizioni/attività vissute. Questa capacità di “balzare” in maniera efficiente tra i vari substrati energetici (ovvero i nutrienti alimentari, come i carboidrati, le proteine e i grassi) è stata la chiave per la sopravvivenza della nostra specie in tempi remoti, tempi in cui la carenza di cibo era molto più frequente di adesso. È sottointeso che il benessere sociale e la sovrabbondanza di cibo di cui disponiamo oggigiorno sono deleteri per tale peculiarità. La flessibilità metabolica è vitale per mantenere l'omeostasi energetica in periodi d’eccesso o restrizione calorica, nonché in periodi di bassa o alta richiesta energetica (quando ci alleniamo ad esempio). Il fegato, il tessuto adiposo ed il muscolo scheletrico gestiscono questa flessibilità, nonché il rilevamento, lo stoccaggio, la spesa ed il trasporto dei nutrienti attraverso l'utilizzo di segnali endocrini. Ad un livello molecolare più “sfumato”, possiamo dire che la flessibilità metabolica si basa sulla configurazione di una varietà di vie metaboliche di cui sono regolatori gli enzimi ed i fattori di trascrizione. Molti di questi interagiscono con grande affinità con lui; il famoso mitocondrio! I mitocondri svolgono un ruolo importantissimo nel gioco della flessibilità metabolica. Ad esempio, una ridotta capacità ossidativa mitocondriale è legata al diabete mellito di tipo 2 ed all'obesità, di contro il potenziamento delle prestazioni mitocondriali indotte dall'esercizio fisico intenso sono correlate ad una migliore flessibilità metabolica, controllo della glicemia e sensibilità insulinica. ⠀
Consiglio. Il metabolismo si adatta incredibilmente alle diete. Non prolungate per troppo tempo dei deficit calorici e nemmeno dei surplus, soprattutto se questa condotta non sortisce più gli effetti desiderati. Prendetevi qualche settimana di pausa invertendo la rotta, per poi ricominciare da dove avevate abbandonato.
Paroloni a parte, per farla in breve, più siete “metabolicamente flessibili” più siete sani ed in forma. Queste cose vanno di pari passo ed ovviamente l’esercizio fisico, ma anche le strategie dietetiche dinamiche (e non statiche e ripetitive), possono aiutarvi a migliorare la flessibilità metabolica. D'altra parte, la mancanza di tale flessibilità è una delle poche caratteristiche comuni a molte malattie metaboliche legate all'età. I numerosi percorsi legati alla flessibilità metabolica (AMPK, sirtuina 1 SIRT1, termogenina UCP1, PPAR, mTOR) sono potenziali bersagli terapeutici per le varie malattie legate all'età/al metabolismo e la cosa bella è che tali terapie hanno effetti simili all'esercizio fisico, alla restrizione calorica, al digiuno, all’esposizione al freddo/caldo, alla dieta chetogenica, ecc ... Quando vi dicono che: “l’esercizio fisico è la migliore medicina”, beh … è scientificamente VERO! Anche la quantità e la qualità del cibo introdotto ha un impatto significativo sul nostro organismo, non sempre “tutte le calorie sono uguali” (cit.). Le calorie provenienti da proteine, grassi e carboidrati sono metabolizzate con costi energetici diversi, quindi il valore energetico residuo può variare. Lo stesso numero di calorie introdotte in un unico pasto o frazionate in pasti più piccoli possono avere impatti differenti sull’organismo (digestione, sazietà, assorbimento, picchi insulinici, ecc …). Inoltre, il cibo d’oggigiorno subisce dei trattamenti che tendono a depauperare le sue proprietà nutritive, per assurdo oggi rispetto a molti anni fa viene assicurata la sua funzione energetica, ma rischia spesso di venire meno la sua funzionalità biologica.
Detto ciò, si ritorna sempre all’eterna contesa tra carboidrati Vs grassi, a chi dei due spettano le restanti calorie giornaliere una volta fissata la quota proteica di base. Da una parte gli amanti delle montagne di riso scondito e dall’altra quelli dell’avocado e del salmone. Resta il fatto che un macronutriente dipende per forza dall’altro, perché le calorie (teoricamente) hanno un tetto massimo e quindi se prediligiamo i carboidrati lo faremo a discapito dei grassi e viceversa. Da ciò il mercato del fitness ha fatto grandi affari, saturando i supermercati di prodotti ricchi di paroloni come “Senza Grassi” e “Senza Zuccheri”, ma alla carenza dell’uno corrisponde la sovrabbondanza dell’altro, quindi non stanno vendendo nessuna novità. Un pacco di riso è naturalmente povero di grassi e ricco di carboidrati, quindi delle gallette derivanti dal riso saranno per forza di cose povere di grassi e ricche di carboidrati, quindi scriverci sopra “Senza Grassi” è come scrivere sull’acqua che è bagnata.
La tanto agognata flessibilità metabolica deriva anche dalle scelte di vita alimentari. Individui da sempre propensi ad assumere carboidrati saranno ovviamente meno sensibili agli stessi, soprattutto se non li sfruttano appieno, perché il corpo si “satura” e perde sensibilità. Anche le donne e gli uomini in età avanzata mostrano tendenzialmente una scarsa affinità ai glucidi, così come gli individui con un passato da obesi. Motivo per il quale queste persone, quantomeno all'inizio della dieta, dovrebbero prediligere i grassi ai carboidrati, sempre senza sforare le calorie giornaliere ovviamente.
Il primo scoglio in una dieta è il senso di sazietà, che pare sia incredibilmente oggettivo. Come dicevo, la sazietà è molto individuale e certe persone, piuttosto di altre, sembrano essere più sazie con i carboidrati rispetto ai grassi e viceversa. Alla fine dei giochi è l’eccesso o la carenza di calorie a fare il danno e le calorie cosa sono se non carboidrati e grassi (e proteine)? I carboidrati stimolano il rilascio d’insulina, vero, ma non pensate che sia quello a farvi ingrassare. Se togliete carboidrati per ingozzarvi di grassi, sappiate che quest’ultimi non hanno bisogno di insulina per essere immagazzinati nell'adipe. La proteina vettore acilico è coinvolta in ogni fase della sintesi degli acidi grassi da parte del sistema citoplasmatico e non necessita di insulina. In secondo luogo, i grassi rimangono nel flusso sanguigno molto più a lungo dei carboidrati; da 8 a 10 ore a seconda di quanto grasso c'è nel pasto. Quindi per farvi capire che non è togliendo tutti i carboidrati (come cercano di farvi credere) che risolverete i vostri problemi di linea. I problemi in realtà si risolvono imparando a gestire bene sia gli uni che gli altri, e questo passa attraverso un corretto volume dall’allenamento, una scelta corretta delle fonti alimentari ed uno stile di vita sano. Alimenti magici non esistono e non saprei neppure dove cercarli qui sul pianeta Terra.
Attenzione! Le informazioni contenute in questo articolo e nel Sito più in generale non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.
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