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Rapporto Omega-6/Omega-3, Malattie Cardiovascolari e Rischio di Sanguinamento.

  • noce86tx
  • 13 dic 2022
  • Tempo di lettura: 5 min


La storia che gli Omega-3 (acidi grassi a catena lunga) abbiano il potenziale di prevenire le malattie cardiovascolari proviene inizialmente dalle osservazioni fatte sugli Inuit della Groenlandia. Questa popolazione è nota per una minore incidenza delle malattie cardiovascolari ed un consumo più che generoso di carne di pesce fresco. Le attività principali praticate dagli Inuit sono la caccia e la pesca, alcuni gruppi praticano la pesca sui fiumi dell'interno, altri cacciano caribù nelle zone interne, benché tradizionalmente l'attività più diffusa è la caccia di mammiferi marini (foche, trichechi e balene), così come la loro struttura sociale e l'etica della loro cultura si sono sempre rivolti verso il mare (cit. Wikipedia).



A tal proposito, è noto da tempo che gli Omega-3 (da pesce grasso come salmone, sgombro, olio di fegato di merluzzo o comunque dal pesce in generale) inibiscono l'aggregazione piastrinica. In effetti, è stato notato che gli Inuit, con il loro elevato apporto di Omega-3 a catena lunga, hanno una conta piastrinica inferiore, una ridotta reattività piastrinica, tempi di sanguinamento prolungati ed un rapporto inferiore di trombossani proaggreganti rispetto alle prostacicline antiaggreganti. Le piastrine sono frammenti di cellule presenti nel sangue che svolgono un importante ruolo nella coagulazione. La loro funzione è fermare la perdita di sangue nelle ferite (emostasi). Vengono chiamate anche trombociti perché di fatto danno inizio alla formazione del coagulo. Il valore delle piastrine è molto importante se si parla di eventi cardiovascolari avversi. Un valore più basso di 150.000 si definisce piastrinopenia (o trombocitopenia), un valore più alto di 450.000 si definisce trombocitosi (o piastrinosi). Per valori che si discostano di poco dall’intervallo di normalità, interpretati dal medico generico o specialista, sempre nel contesto di un quadro generale dell’individuo, non ci sono sensibili rischi per la salute, ma per valori elevati del numero di piastrine, aumenta progressivamente il rischio di trombosi intravascolare, sia venosa sia arteriosa.


Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 a catena lunga (n-3 LCPUFA) noti sono l'acido eicosapentaenoico (EPA), l'acido docosaesaenoico (DHA) e l'acido docosapentaenoico (DPA)

Gli studi clinici sugli esseri umani mostrano chiaramente che gli Omega-3 forniscono effetti antipiastrinici. In effetti, una meta-analisi di 15 studi randomizzati controllati nell'uomo ha confermato che gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 (PUFA) inibiscono l'aggregazione piastrinica. Sotto questo punto di vista non mi sorprende che alcuni individui li utilizzino al posto della cardioaspirina. Il noto farmaco antitrombotico (la cardioaspirina appunto) è sconsigliata a chi soffre di ulcera gastroduodenale (ulcera allo stomaco o alla prima parte dell'intestino); motivo per il quale i PUFA Omega-3 possono rappresentare un’alternativa allettante. Negli uomini sani borderline in sovrappeso, 3 g di PUFA Omega-3 per 4 settimane hanno abbassato i livelli di fibrinogeno, trombina e fattore V; questi benefici si sono verificati principalmente in quelli con alto fibrinogeno che portava il polimorfismo del fibrinogeno a catena alfa.



Gli Omega-3 hanno persino la capacità di ridurre il fattore von Willebrand (vWF; una proteina che svolge una funzione fondamentale nelle prime fasi della coagulazione del sangue), la viscosità del sangue intero e possono migliorare la flessibilità dei globuli rossi (deformabilità). In uno studio in doppio cieco controllato con placebo della durata di 5 settimane su 30 soggetti sani, 2,52 g/die di PUFA Omega-3 rispetto a 1,26 g/die, hanno ridotto significativamente la viscosità plasmatica, la rigidità dei globuli rossi e la pressione arteriosa sistolica. Pertanto, dosi più elevate di Omega-3 sembrano apportare benefici antitrombotici più efficaci ed inoltre si spiega il motivo per il quale siano controindicati a coloro che soffrono di ipotensione (pressione del sangue molto più bassa rispetto ai valori considerati normali) perché possono esacerbala.



Il rapporto Omega-6/Omega-3 nelle piastrine è positivamente correlato con l'adesione piastrinica a riposo e dopo stimolazione piastrinica con ADP e trombina. Un altro studio ha scoperto che l'inibitore-1 dell'attivatore del plasminogeno (PAI-1, un inibitore della fibrinolisi) può essere ridotto in coloro che consumano olio di pesce, suggerendo un ridotto rischio di trombosi.


In generale, sono necessari circa 2-4 g di EPA/ DHA al giorno per fornire tutti i benefici antiaterosclerotici, antinfiammatori ed antipiastrinici. Anche gli Omega-3 vegetali sembrano avere qualche beneficio in questo senso, mentre gli Omega-6 possono avere un effetto dannoso. Infatti, con una dieta ricca di acidi grassi monoinsaturi (MUFA), al diminuire del rapporto acido linoleico Omega-6 (LA)/acido alfa-linolenico Omega-3 (ALA), diminuisce l'aggregazione piastrinica. L'aggregazione piastrinica in vitro sia per l'ADP che per il collagene è persino aumentata dopo l'olio di girasole e di colza rispetto a una dieta arricchita di grassi del latte. Ciò suggerisce che anche rispetto agli grassi saturi, una dieta ricca di PUFA Omega-6 può effettivamente aumentare l'aggregazione piastrinica.



Rispetto ai grassi saturi più grassi trans, una meta-analisi ha rilevato un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause, mortalità per malattie coronariche ed eventi cardiovascolari con oli di semi industriali Omega-6. Ciò potrebbe avere a che fare con i metaboliti dei PUFA Omega-6 che sono in gran parte proinfiammatori/proaggregatori. In effetti, i PUFA Omega-3 e Omega-6 dovrebbero bilanciarsi a vicenda quando vengono consumati nella dieta in un rapporto di circa 1:1. Tuttavia, l'aumento del nostro rapporto Omega-6/Omega-3 (che nelle diete occidentali può arrivare sono a 15/1-16/1) ha ha spostato l'equilibrio in uno stato proinfiammatorio/proaggregatorio.



La paura a questo punto è che vi sia una sorta di effetto paradosso che può trasformarsi da effetto benefico ad effetto collaterale dovuto al rischio di sanguinamento. Non a caso di fronte da un sanguinamento maggiore, è necessario interrompere il trattamento con anticoagulanti (e di antiaggreganti piastrinici), di concetto gli Omega-3 sono controindicati in coloro che a rischio di emorragie o devono subire un intervento chirurgico. Per quanto riguarda la sicurezza ed il sanguinamento con gli Omega-3, il dottor William Harris ha riassunto chiaramente le prove a riguardo in una pubblicazione del 2007. Il documento includeva pazienti sottoposti a interventi chirurgici importanti (2 studi riguardavano pazienti sottoposti a bypass coronarico, 2 studi su endoarterectomia carotidea e 15 studi su cateterizzazione dell'arteria femorale) e il dott. Harris ha concluso: "In questi studi, il rischio di sanguinamento clinicamente significativo era praticamente inesistente . Cita anche uno studio che dimostra che dare alle donne incinte 2,7 g/giorno di Omega-3 non aumenta la perdita di sangue al momento del parto. Il dott. Harris ha concluso: "Quindi, l'esperienza è stata praticamente unanime: gli integratori di acidi grassi omega-3 non aumentano il rischio di sanguinamento clinicamente significativo, anche nei pazienti trattati anche con farmaci antipiastrinici o antitrombotici". Il dottor Harris ha considerato il livello di evidenza a sostegno di questa nozione come il più alto che abbiamo in medicina (livello di evidenza A, da studi randomizzati controllati ben progettati). Un recente studio randomizzato contraddice ulteriormente il presupposto clinico di lunga data secondo cui gli acidi grassi Omega-3 aumentano il rischio di sanguinamento durante e/o dopo interventi chirurgici. Nello studio OPERA, 1516 pazienti in attesa di cardiochirurgia sono stati assegnati in modo casuale a placebo o olio di pesce (EPA+DHA; 8-10 g in 2-5 giorni prima dell'intervento, quindi 2 g/die la mattina dell'intervento fino alla dimissione). L'integrazione di Omega-3 non ha aumentato il rischio di sanguinamento perioperatorio e, inaspettatamente, ha ridotto significativamente il numero di unità di sangue trasfuse. Gli autori hanno concluso che "livelli più alti di omega-3 PUFA erano associati a un minor rischio di sanguinamento".


Come utilizzarli correttamente e come inserirli nel vostro piano integrativo è spiegato QUI.


Attenzione! Le informazioni contenute in questo articolo e nel Sito più in generale non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.


Riferimenti parziali


https://www.idoctors.it/patologia-piastrinopenie--trombocitopenia--26747

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12442909/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6546183/


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